I risultati di una ricerca dell’Issa che ha coinvolto 300 aziende di 15 paesi del mondo dimostrano – cifre alla mano – che investire in prevenzione garantisce un ritorno economico vantaggioso su tutti i fronti: da quello produttivo a quello d’immagine, dalla soddisfazione del personale alla sua efficienza sul lavoro
Per un euro investito oltre due guadagnati. Lo studio – che ha monitorato un totale di 300 aziende di quindici paesi in tutto il mondo (Australia, Austria, Azerbaijan, Canada, Czech Republic, Germany, Cina, Romania, Federazione Russa, Singapore, Svezia, Svizzera, Turchia, Usa, Vietnam) – ha rilevato come ogni euro speso in prevenzione garantisca un ritorno economico (il cosiddetto Rop, acronimo che sta per “return on prevention”) decisamente superiore, pari in media a 2,2 euro. Dunque, il rapporto costi/benefici non solo è assolutamente positivo, ma addirittura vantaggioso. Analizzando alcune singole voci, inoltre, le variazioni sono ancora più sensibili: la ricerca ha stimato, infatti, che la sorveglianza sanitaria e i check-up hanno un Rop di 7,6 (un euro, di fatto, ne frutta 7,6) e la formazione un Rop di 4,5.
Dipendenti più motivati e “ritorni” per l’immagine aziendale. Il campione monitorato ha sottolineato come l’investimento in prevenzione si rifletta, in particolare, su un miglioramento in termini di immagine dell’azienda e della motivazione e della soddisfazione dei dipendenti. Altri aspetti significativi, inoltre, riguardano la capacità di anticipare la manifestazione di eventuali problematiche (col relativo contenimento dei tempi improduttivi), nonché un’attenzione più sostenuta alla qualità dei prodotti, al loro miglioramento e alle innovazioni.
Dalla gestione dei magazzini all’innovazione: tutto migliora. In generale, la prevenzione si riflette positivamente in tutti gli ambiti di un impresa (vedi tabelle allegate): in una scala di valori 1-6 (dove 1 sta per “nessun impatto” e 6 per “impatto molto forte”), per esempio, il ritorno sulla produzione è di 5,24, sui trasporti di 4,92, sulla gestione del magazzino di 4,74, sulla pianificazione di 4,60. Ugualmente sensibili i miglioramenti della qualità del lavoro dei dipendenti, con effetti sostanziali sulle riduzioni dei rischi (5,08 su una scala 1/6 dove 1 è pari a “nessun effetto” e 6 a “effetto molto forte”), delle violazioni delle leggi sulla sicurezza (5,04), del numero di incidenti (4,98), delle interruzioni sul lavoro (4,35) e, viceversa, con conseguenti miglioramenti della qualità produttiva (3,99), dell’innovazione (4,19), della soddisfazione del cliente (4,15), della cultura d’impresa (4,75) e con una generale migliore sensibilizzazione ai rischi (5,05).
Sempre vantaggioso il rapporto costi/benefici. Entrando nel merito della cifre, la ricerca ha rilevato (vedi sempre tabelle allegate) che un investimento da parte di un’azienda di 1.334 euro per addetto all’anno comporta vantaggi stimati in 2.940 euro (sempre all’anno e per addetto): un Rop medio, per l’appunto, di 2,2 euro. Tra le voci relative ai costi della prevenzione dichiarati dalle imprese monitorate, figurano 168 euro per l’abbigliamento di protezione, 141 euro per le misure specifiche di formazione in materia di prevenzione, 58 euro di costi medici preventivi. A fronte di ciò sono stimate a 566 euro le economie relative al minor numero di malfunzionamenti e di interruzioni del cicli produttivo, a 632 euro il valore aggiunto generato dalla maggiore soddisfazione dei dipendenti e a 632 euro quelli legati al miglioramento dell’immagine aziendale.
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